Caro, vecchio conto corrente addio. Con l'entrata in vigore della riforma voluta dalla Banca d'Italia, dal 26 maggio il look dello strumento creditizio più diffuso in Italia cambierà in modo strutturale. Più trasparenza e indicatori di costo comparabili renderanno ancor più incandescente la concorrenza tra le banche. I clienti ne dovrebbero beneficiare in termini di riduzione dei costi.
Il conto corrente (insieme al deposito a risparmio) è da sempre il primo prodotto che lega il cliente alla banca. Nel 2008 dichiaravano di possederne almeno uno 19,8 milioni di famiglie italiane (l'83% del totale). Ma da sempre i clienti contestavano alle banche gli alti costi.
Quanto costa in media il conto corrente? Secondo l'ultima indagine di Banca d'Italia sulle spese effettive pagate nel 2008, condotta nei primi mesi del 2009 in oltre 500 sportelli bancari e su un campione circa 6mila clienti rappresentativi dell'offerta, ha fissato il costo medio di un conto corrente a 114 euro l'anno, al netto dell'imposta di bollo. La quota fissa (canone) è di 84 euro, quella variabile si distribuisce tra spese di scrittura e commissioni. Cifre in calo rispetto al passato: secondo Bankitalia i conti aperti negli ultimi anni presentano costi "significativamente più bassi" (sotto i 90 euro) rispetto ai conti già attivi prima del 2000 (oltre i 125 euro). La tendenza sarebbe dovuta alla maggior concorrenza seguita all'ondata di fusioni bancarie, alla diffusione di conti "a pacchetto" e online. Ma ci sono nuovi spazi di miglioramento: per via Nazionale «una scelta più attenta potrebbe comportare un risparmio annuale che, in base ad alcune simulazioni, potrebbe superare i 50 euro».

A rendere più attente le scelte arriverà, dal 26 maggio, la riforma decisa proprio da Bankitalia. Tre mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, entrerà in vigore il provvedimento che stabilisce i profili tipo di utilizzo del conto corrente che servono al calcolo dell'indicatore sintetico di costo (Isc). Dalla stessa data, le banche saranno obbligate a indicare l'Isc del conto corrente nella documentazione di trasparenza (cioè sul foglio informativo disponibile in ogni filiale). Si tratta del passaggio che completa l'adozione delle nuove istruzioni di vigilanza emanate il 29 luglio 2009 da Palazzo Koch. L'Italia diverrà così il primo paese europeo a rendere ufficiali i profili tipo di utilizzo del conto corrente, a stabilire che le banche calcolino l'Isc in base a quei profili tipo e a consentire quindi che i clienti possano comparare l'Isc di ciascun prodotto offerto su un motore online di confronto indipendente e aggiornato in tempo reale, quello del Consorzio PattiChiari dell'Abi. Consorzio che per primo, il 14 ottobre 2007, ha lanciato l'Isc come strumento per rendere comparabili i costi dei conti offerti da diverse banche, oltre che le differenti offerte della stessa banca.

Attraverso l'Isc, i clienti potranno "leggere" il costo annuo, espresso in euro, in un solo numero. Oggi invece devono armarsi di calcolatrice e di pazienza e sommare per ogni proposta i costi, sia il canone che le spese di consumo variabili, collegate ai servizi utilizzati. Senza considerare poi il rischio di utilizzare servizi a consumo per un numero di volte superiore a quello preventivato, oppure di impiegarne alcuni non previsti dalla tipologia di conto prescelto. Tutti casi nei quali i costi reali aumentano rispetto a quelli previsti.

Per evitare questi scostamenti, Banca d'Italia ha stabilito alcuni profili "ufficiali" di utilizzo dei conti, distinguendoli per caratteristiche dei clienti e tipo di operatività (bassa, media, alta) in numero di operazioni per anno. È stata rivista e aggiornata la metodologia già utilizzata da PattiChiari. Dal 26 maggio le banche dovranno "misurare" tutti i conti rispetto ai profili di Bankitalia, in modo da evidenziare per ciascuno il costo annuo. I clienti potranno comparare l'offerta sia sul sito internet di PattiChiari che allo sportello: l'identica metodologia di calcolo (obbligatoria) avrà il vantaggio di rendere uguali i risultati finali espressi come Isc.
La concorrenza riceverà così una nuova spinta. D'altronde i clienti bancari sono sempre più "in libera uscita": l'ultima indagine sui consumatori realizzata dalla Commissione Ue sul 2009 fissa al 13,1% la quota di italiani che hanno cambiato banca (la media Ue-15 è dell'11,5%). Il dato, che solo l'anno prima era del 9,5%, pone la Penisola al terzo posto in Europa dopo Grecia e Spagna e prima di Germania, Olanda, Francia e Regno Unito. Chi l'ha detto che gli italiani sono abitudinari?

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